venerdì 13 aprile 2018

Le risorse della persona nella povertà
di Marco Fantoni

Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace nel 2006, afferma di voler mettere la povertà in un museo. Da anni ci sta provando. Lui, economista, fondatore della Grameen Bank partendo dalla conoscenza della povertà in cui in Bangladesh erano sottoposte, tra l’altro, alcune donne con piccole attività imprenditoriali ma fortemente condizionate da prestiti ricevuti da usurai, iniziò prestando $ 27 ad un gruppo di 42 donne per poter continuare con maggior serenità le loro attività e senza dover pagare degli interessi, ma impegnandosi a restituire il capitale. Creò così questa banca da cui nacque il micro-credito come conosciuto nei tempi moderni. Questo perché credeva che dalla povertà si può uscire e anche da quella in cui vivevano quelle donne. Donne che diventavano dei veri soggetti nella società, soggetti produttivi per il bene comune.

I dati che l’Ufficio federale di statistica (UST) ha pubblicato questa settimana richiamano il pensiero dell’economista asiatico nell’affermare che in Svizzera: “L’1% circa della popolazione vive costantemente in condizioni di povertà”. Stiamo parlando di 70-80 mila persone. Ora, anche un solo povero è un povero di troppo e dunque pure nella nostra nazione che ha una storia di rispetto della dignità della persona, di accoglienza e di scelte politiche a sostegno di coloro che vivono maggiormente in difficoltà, non bisogna abbassare la guardia; si tratta di mantenere e consolidare ciò che il legislatore e il cittadino hanno costruito fino ad oggi. D’altra parte questi dati ci confermano che l’uomo è in grado di affrontare e diminuire le condizioni di difficoltà in cui vive.

Lo stesso Ufficio indica in 615mila le persone toccate dalla povertà reddituale in Svizzera nel 2016, dati che dicono di una situazione di difficoltà, ma dall’altra li completa con nuovi indicatori che ridimensionano il fenomeno: “Per la prima volta le nuove analisi longitudinali dell’indagine SILC, per la quale la stessa economia domestica è stata interpellata per quattro anni consecutivi, hanno consentito di analizzare per quanto tempo le singole persone sono colpite dalla povertà reddituale in Svizzera. Dal 2013 al 2016 il 12,3% della popolazione è risultato povero in almeno un anno su quattro. Pertanto, in quattro anni è stato colpito dalla povertà un numero di persone nettamente più alto rispetto ai valori annuali. Per la maggior parte di loro la povertà ha rappresentato un’esperienza passeggera”.

I primi attori di questa riuscita sono le persone stesse che da una parte attivano in modo virtuoso le risorse che hanno dentro di sé e dall’altra approfittano di migliori condizioni economiche del paese che permettono di rientrare nel mondo del lavoro. Migliori condizioni a cui molti contribuiscono. Ciò è confermato anche dall’altro indicatore dello stesso UST: “Per la maggior parte di loro la povertà ha rappresentato un’esperienza passeggera: la quota di popolazione che ha vissuto in condizioni di povertà in esattamente uno dei quattro anni era del 7,7%, del 2,5% se si considerano due anni, dell’1,2% in tre anni e dello 0,9% in tutti e quattro gli anni. In tempi abbastanza brevi la maggior parte delle persone colpite dalla povertà ha percepito nuovamente un reddito al di sopra della soglia di povertà.” Ciò significa che mediamente una persona resta al massimo un anno in condizioni di povertà relativa per poi uscirne.

Questi dati ridimensionano il fenomeno, non lo banalizzano e nemmeno lo nascondono. Ci aiutano però a capire che la persona, la società sono in grado nella nostra nazione di mettere in atto una serie di misure a favore di coloro che soffrono. Dobbiamo dunque continuare a pensare e lavorare con scelte mirate affinché il substrato economico e sociale sia in grado di offrire a chi risiede in Svizzera un reddito dignitoso attraverso attività sostenibili (socialmente -etica d’impresa-, economicamente e nel rispetto del territorio) che generino ricchezza, quella ricchezza che servirà anche a sostenere le misure sociali per coloro che sono in quella fascia debole che costantemente rimane in condizioni di povertà relativa. Non riusciremo a confinare la povertà in un museo come dice Yunus, ma tenteremo tutto il possibile perché le persone possano attivare tutte le virtù che portano in sé per uscirne.