Natale: è nato Gesù
Natale: è nato Gesù
Su tre schermi
video in strada nei giorni
intorno a Natale appare a intervalli la scritta “Natale: è nato Gesù” firmata
da Caritas Ticino. All’uscita
dell’autostrada a Para- diso, o appena fuori dalla galleria del Vedeggio a
Lugano e nel Cen- tro Commerciale di Grancia, dove normalmente facciamo
promozio- ne per i nostri negozi CATISHOP. CH di Pregassona e Giubiasco,
oppure per i container degli abiti sparsi da un anno in tutto il can- tone. Ma a Natale abbiamo volu- to usare
questi spazi pubblicitari con una
frase fondamentale per il mondo cristiano e per tutta la cultura
cristiana: a Natale è nato Gesù, per i credenti è il Salvatore venuto a salvarci,
e per tutti gli altri è il portatore di un pensiero rivo- luzionario di pace,
di uguaglianza e di valorizzazione delle risorse umane. Con uno stile che
potreb- be ricordare alcuni predicatori te- levisivi americani, abbiamo deciso
di contribuire all’affermazione che il Natale fa memoria della nascita di Gesù
Cristo e questo può es- sere gridato ai quattro venti senza per questo
offendere nessuno, ma semplicemente ricordando che nella nostra cultura europea
cri- stiana quel fatto non deve essere nascosto indipendentemente dal credo
religioso di ciascuno. Chi ha l’onestà
intellettuale per rico- noscere i diversi valori che ogni cultura ha sviluppato
come punti di riferimento
nell’articolarsi della storia, sa riconoscere i valori de- gli altri
riscoprendo e rispettando profondamente i propri: mi aveva colpito la
testimonianza di una mamma musulmana che manda- va i figli alla scuola
cattolica perché lì si rispettava di più l’esperienza religiosa rispetto alla
scuola pub- blica. I cataloghi delle strenne na- talizie - ho sfogliato
attentamente quello della Migros che per altro ha un ottimo giornale, l’Azione,
attento alle espressioni
culturali - sono l’esempio lampante della cura con cui
si nascondono tut- ti i riferimenti al fatto storico della
nascita di Cristo, terrorizzati di es- sere accusati di non rispettare le
espressioni religiose diverse, non capendo che si sta facendo un torto a tutti
misconoscendo fatti che hanno segnato una cultura. Superficialità e derive
ideologiche sono gli elementi
determinanti di questo Natale privato del suo senso unico e originale,
ostentato come “finalmente aperto a tutti” quando si sta invece insultando
tutti indistintamente, ritenendoli incapaci di cogliere i valori di ogni
cultura nella diversità dei percorsi storici. La fede qui non c’entra, ma lo sgomento dovrebbe mani-
festarsi unanimemente di fronte alla riduzione ignorante e stupida di elementi
interessanti per tutte le espressioni culturali o religiose che abbiano
maturato una capacità di dialogo e di scambio. Di fronte all’efferatezza dei
fondamentalismi deliranti a cui assistiamo quotidia- namente, con sofferenze
indicibili per intere popolazioni, gruppi o comunità, la miglior risposta do-
vrebbe essere quella della valoriz- zazione del dialogo senza perdita di identità,
anzi sottolineando le espressioni della diversità come
opportunità per costruire modelli di convivenza e di percorsi cultu- rali
ricchi per tut- ti. Non una tiepi- da teorizzazione della tolleranza intesa
come per- dita della propria identità, ma una af fermazione della diversità
della storia e del- la cultura di po- polazioni
diver- se considerata come
occasio- ne interessan- tissima su cui fondare società nuove dove vive-
re pacificamen- te migliorando continuamente.
Per questo
a tutti quelli che ci costringono a un Natale solo con ren- ne, Babbi Natale,
impro- babili angioletti musicisti, e magari qualche zucca dimenticata da
Hallo- ween, con serenità con- trapponiamo decisi: “A Natale è nato Gesù”.
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