POVERTÀ IN CH: ESCLUSIONE SOCIALE E INCERTEZZA PER IL FUTURO
Pubblicato sul CdT del 7.4.2014 col titolo "POVERTÀ TRA ESCUSIONE E INCERTEZZA"
Caritas Ticino da almeno vent’anni dice “no” alle banche
alimentari, alle mense per i poveri, e a tutte le forme di distribuzione di
beni secondo una logica assistenzialista. È una scelta impopolare maturata
sulla base di esperienze dirette con migliaia di persone e riflettendo sui
diversi modelli di intervento sociale.
Ma c’è la povertà in Svizzera? Sì, certamente, la povertà
esiste anche nei paesi più avanzati e ricchi. anzi più il sistema di protezione
sociale è sofisticato e più è difficile fare scomparire completamente la
povertà relativa. In Svizzera questa non si manifesta con quelle connotazioni tradizionali
di scarsità dei beni primari, ma ha due caratteristiche predominanti:
l’esclusione sociale, cioè la perdita del diritto di cittadinanza, e
l’incertezza per il proprio futuro in un mondo in profonda trasformazione, dove
ad esempio scompaiono molte forme di lavoro mentre se ne creano di nuove. Una
risposta assistenzialista è manifestamente inefficace.
Uno dei nostri punti di riferimento, Stefano Zamagni,
economista, stretto collaboratore di papa Benedetto XVI nella stesura
dell’enciclica “Caritas in veritate”, afferma che dal secolo scorso non c’è più
scarsità di risorse nel mondo e la povertà è dovuta a un deficit di gestione
delle istituzioni. Ma anche su scala ridotta, pensare in termini di penuria è
sbagliato. Le risorse ci sono, a maggior ragione nelle società avanzate e
ricche come la Svizzera, dove il minimo vitale è garantito a tutti, nonostante diverse
disfunzioni. Non condivido di conseguenza l’immagine della persona indigente
ritenuta sprovvista di risorse, vittima impotente e incapace di diventare
protagonista della sua ripresa.
Abbiamo riletto con grande interesse il pensiero di Muhammad
Yunus, premio Nobel per la pace, promotore del microcredito e del social
business, riassumendolo così: nessuno può uscire dalla povertà se non diventa
soggetto economico produttivo. Mi ha sempre colpito il fatto che la sua dinamica
imprenditoriale, fondata sulla fiducia verso donne povere e emarginate, abbia
funzionato in Bangladesh, uno dei paesi più poveri del mondo, mentre noi, in
uno dei più ricchi, adottiamo quasi senza obiezioni un modello assistenzialista
alla ricerca costante di risorse da distribuire.
Ma tutte le forme di distribuzione di beni sotto il cappello
ideologico assistenzialista, in Svizzera sono un freno se non un impedimento
alla possibilità di affrancarsi dall’indigenza, perché rinforzano la
convinzione crudele che i poveri “non ce la faranno mai”.
Si arriva persino al paradosso di alcune forme di
distribuzione di beni, le più anacronistiche, che creano i bisogni a cui
vorrebbero rispondere; talune favoriscono in Ticino un inutile turismo sociale
transfrontaliero che non aiuta nessuno. Ma d’altra parte considerata la complessità
del disagio sociale, in un clima assistenziale, facilmente le persone, senza
alcuna colpa, si abituano a diventare degli esperti fruitori di tutte le
risorse sociali disponibili; quindi ogni azione filantropica è salutata con
benevolenza e giunge rapidamente a saturazione.
Il fatto che chi opera e promuove queste forme di
solidarietà, spesso sia animato da buoni sentimenti e dia una lodevole
testimonianza di accoglienza dei poveri, purtroppo non corregge l’errore
metodologico relativo all’efficacia degli strumenti utilizzati. La filantropia
è sbagliata anche se il filantropo di regola è davvero una brava persona.
A Caritas Ticino il pensiero sociale si è modificato
profondamente grazie al vescovo Eugenio Corecco che in occasione del 50esimo
dell’organizzazione diocesana, nel 1992, affermò che “è limitante guardare all'uomo e
valutarlo a partire dal suo bisogno, poiché l'uomo è di più del suo bisogno”, che significa concretamente guardare le
persone che vivono una difficoltà, talvolta grave, prima di tutto come portatrici
di risorse e non come marchiate dalle proprie difficoltà. In questa prospettiva
l’intervento sociale serve prima di tutto ad aiutarle a scoprire di essere in
grado di risalire la china.
Roby Noris.
NON IGNORARE, PRENDERE IL TEMPO DI LEGERE QUESTA TESTIMONIANZA
RispondiEliminaIl mio nome è signora VETA BORDEIANU ho 40 anni sono una madre di una figlia di 3 anni. mese fa mia figlia soffriva di cancro al cervello. Ho avuto 20000€ per garantire il suo recupero così mi metto alla ricerca di prestito. Ma purtroppo per me io stavo frodare di essere creditore senza scelta che ho perseverato nella mia ricerca per fortuna che il mio coraggio mi ha messo sulla persona giusta Karen GARCIA PINTO di signora che mi ha dato un prestito di 20000€ in 72 ore solo tramite bonifico bancario, che ha permesso la guarigione di mia figlia e l'apertura della mia piccola impresa. Questa prova è per te che sono stanchi di essere rifiutati dalle banche. Avete abbastanza sai dove mettere la testa che segue i vostri problemi finanziari. Avete bisogno urgente, veloce, affidabile e legittimo di un singolo indirizzo di finanziamento per essere soddisfare. Indirizzo email:.
pinto.karen01@gmail.com
Richiedi subito il tuo prestito.
EliminaSe interessato contattarci per maggiori informazioni; Contatto WhatsApp: 351/1472327
mail: prestitoccf@outlook.it