mercoledì 5 febbraio 2014

SONDAGGIO SUI CATTOLICI IN CH (1o contributo)

Un sondaggio su 25000 cattolici voluto dai vescovi svizzeri inevitabilmente viene visto come lo specchio della situazione dei cattolici, di quello che pensano, di quello che desiderano, di quello che chiedono alla gerarchia della Chiesa. Ma le cose non stanno esattamente così perché questo sondaggio a crocette è ben diverso da quello redatto dal Vaticano per promuovere il processo di preparazione del Sinodo sulla famiglia di ottobre 2014; il sondaggio a crocette è uno strumento molto efficace per determinare fenomeni semplici dove si può davvero ridurre le variabili a sì, no, non lo so. Dove si tratta invece di valutare fenomeni complessi il valore dello strumento c’è, eccome, ma è da trattare con estrema cautela per non far dire al sondaggio quello che non è in grado di dire. Insomma si tratta di un utile strumento intermedio di un processo che deve usare anche altro prima di tirare conclusioni. Ed è quello che verosimilmente faranno i Vescovi con questo materiale di natura sociologica che permetterà di verificare linee di tendenza, preoccupazioni, difficoltà di comprensione di certi processi, confusioni di piani ecc ecc. Questo non piacerà a quei media che invece sono partiti in quarta descrivendo il popolo di Dio in Svizzera secondo percentuali lette come espressioni definitive del malcontento e come richieste precise di cambiamento all’indirizzo della Chiesa e della sua gerarchia. 

In questi giorni su twitter qualcuno ricordava Madre Teresa che, alla domanda di un giornalista su cosa dovesse cambiare nella Chiesa aveva risposto: io e lei. 

Roby Noris
 

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