SONDAGGIO SUI CATTOLICI IN CH (1o contributo)
Un
sondaggio su 25000 cattolici voluto dai vescovi svizzeri inevitabilmente viene
visto come lo specchio della situazione dei cattolici, di quello che pensano,
di quello che desiderano, di quello che chiedono alla gerarchia della Chiesa.
Ma le cose non stanno esattamente così perché questo sondaggio a crocette è ben
diverso da quello redatto dal Vaticano per promuovere il processo di
preparazione del Sinodo sulla famiglia di ottobre 2014; il sondaggio a crocette
è uno strumento molto efficace per determinare fenomeni semplici dove si può
davvero ridurre le variabili a sì, no, non lo so. Dove si tratta invece di
valutare fenomeni complessi il valore dello strumento c’è, eccome, ma è da
trattare con estrema cautela per non far dire al sondaggio quello che non è in
grado di dire. Insomma si tratta di un utile strumento intermedio di un
processo che deve usare anche altro prima di tirare conclusioni. Ed è quello
che verosimilmente faranno i Vescovi con questo materiale di natura sociologica
che permetterà di verificare linee di tendenza, preoccupazioni, difficoltà di
comprensione di certi processi, confusioni di piani ecc ecc. Questo non piacerà
a quei media che invece sono partiti in quarta descrivendo il popolo di Dio in
Svizzera secondo percentuali lette come espressioni definitive del malcontento
e come richieste precise di cambiamento all’indirizzo della Chiesa e della sua
gerarchia.
In questi giorni su twitter qualcuno ricordava Madre Teresa che, alla domanda di un giornalista su cosa dovesse cambiare nella Chiesa aveva risposto: io e lei.
Roby Noris
In questi giorni su twitter qualcuno ricordava Madre Teresa che, alla domanda di un giornalista su cosa dovesse cambiare nella Chiesa aveva risposto: io e lei.
Roby Noris
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